La polis fu un modello di struttura tipicamente greca che prevedeva l'attiva partecipazione degli abitanti liberi alla vita politica. In contrapposizione alle altre città-stato antiche, la particolarità della polis non era tanto la forma di governo democratica od oligarchica, ma l'isonomia: il fatto che tutti i cittadini liberi soggiacessero alle stesse norme di diritto, secondo una concezione che identificava l'ordine naturale dell'universo con le leggi della città. Queste erano concepite come un riflesso della Legge universale preposta a governo del mondo.[1]
L'armonia esistente fra la polis e gli individui che la componevano era assimilata così a quella esistente in natura fra il tutto e le sue singole parti. In virtù di una tale corrispondenza l'uomo greco era portato a sentirsi organicamente inserito nella sua comunità. Ognuno trovava la propria realizzazione nella partecipazione alla vita collettiva e nella costruzione del bene comune.[2]
Questo modello di armonia tra pòlis sarebbe poi iniziato ad entrare in crisi con l'avvento della sofistica, i cui esponenti erano soliti mettere in dubbio l'esistenza di fondamenti universali insiti nella natura, sulla base di un soggettivismo e un individualismo sempre più accentuati, che avrebbero progressivamente intaccato lo spirito di cittadinanza della polis.[3]
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